Microsoft, Google, Linkedin, il phishing sfrutta i brand hi-tech.

Un report di CheckPoint evidenzia quanto i grandi brand siano presi di mira negli attacchi di phishing, sempre di più, anche per la crescente diffusione del lavoro remoto. Inoltre, una notizia di cronaca sullo sfruttamento dei siti Web governativi indiani fa capire quanto il phishing sia sensibile per gli attacchi di alto livello.

Nel primo trimestre del 2024, il panorama degli attacchi di phishing ha mostrato un preoccupante aumento, evidenziato da un rapporto di Check Point Research.

Le minacce informatiche legate all’imitazione dei grandi marchi si sono intensificate, con un focus particolare su nomi di rilievo come Microsoft, Google e LinkedIn.

Questi giganti tecnologici, utilizzati quotidianamente da milioni di utenti in tutto il mondo, si confermano bersagli primari per i criminali informatici, rendendo il phishing uno degli strumenti più potenti per la sottrazione di dati sensibili.

Microsoft al vertice: il marchio più imitato

Secondo il rapporto, Microsoft si è confermata al primo posto tra i marchi più imitati, rappresentando il 38% di tutti i tentativi di phishing legati a brand. La popolarità della suite di servizi cloud e il suo ruolo centrale in contesti aziendali, uniti alla crescente diffusione del lavoro remoto, hanno reso Microsoft un bersaglio perfetto per i cyber criminali.

Settori sotto assedio: la tecnologia in prima linea

Non sorprende che il settore tecnologico rimanga il più colpito dagli attacchi di phishing. Con una crescente adozione di strumenti digitali per il lavoro remoto, i marchi tecnologici come Microsoft e Google sono sempre più centrali nelle attività lavorative quotidiane.

Questa presenza pervasiva li rende vulnerabili, poiché i criminali mirano a sfruttare le credenziali aziendali per accedere a dati sensibili o risorse critiche.

Il settore dei social network e quello bancario seguono a ruota, con attacchi sempre più sofisticati che puntano a compromettere gli account personali e aziendali. LinkedIn, per esempio, è spesso usato per impersonare colleghi o dirigenti, portando le vittime a condividere informazioni riservate.

Anche il settore bancario resta sotto pressione, con campagne di phishing che mirano a rubare credenziali di accesso ai conti o dati finanziari attraverso email che simulano comunicazioni da istituti di credito.

 

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